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Arriva l’autobiografia di Mel Brooks. Saper essere comici, senza sbianchettate pol. corr.

Arriva l’autobiografia di Mel Brooks. Saper essere comici, senza sbianchettate pol. corr.

Getty

l'autobiografia

Novantanove anni di risate, parodie, provocazioni: il regista statunitense si racconta in “Tutto su di me!” e ci ricorda che l’arte della comicità sta nei tempi perfetti, non nelle battute pulite. Anche se il mondo oggi sembra averlo dimenticato

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Novantanove anni, compiuti il 28 giugno scorso. E ha in progetto di rifare il suo “Balle spaziali”, che nel 1987 sfotteva le saghe fantascientifiche. Non abbastanza, a giudicare dal numero di seguiti, spin off, serie, auto-parodie che occupano tutti gli schermi – nelle auto-parodie, tra il comico e il camp, mettiamo volentieri i film d’animazione rifatti in live-action. Il cringe esisteva prima che la parola diventasse popolare. Seduto in poltrona, la schiena dritta come un fuso, Mel Brooks – nome d’arte di Melvin Kaminsky – ha addosso la maglietta nera con la scritta “Spaceballs”. Piccolo di statura, ebreo nato a Brooklyn, strinse amicizia con Gene Wilder (e imparò a zittire con le battute, supponiamo feroci, chi lo prendeva in giro e voleva menarlo).

Insieme sullo schermo, faranno meraviglie assolute. 50 anni fa, nell’anno felix 1974, uscirono a distanza di pochi mesi “Frankenstein Junior”, che prendeva in giro la creatura inventata da Mary Shelley (in piovose serate del 1816, sul lago di Ginevra non si poteva far altro che scrivere). E “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” che a furia di battute non lasciava intera una sola mattonella del western. La Universal mise a disposizione quel che era rimasto in magazzino del film originale, diretto da James Whale nel 1931. Lo studio è ben ricostruito, con il barellone al centro, completo di cadaverone, sollevabile fino a incontrare il fulmine che con una scintilla ridà la vita alla materia morta. Provano, riprovano, nulla sembra accadere. Finché da sotto il sudario qualcosa si muove. Il fatto è che Aigor, l’aiutante gobbo – si chiamerebbe Igor ma vuole sfottere il dottor Victor Frankenstein che per nascondere ogni parentela con l’antenato si fa chiamare “Frankenstin” –, ha preso il cervello di un certo – come dice lui – A. B. Normal.

Difficile vedere oggi un film tanto divertente. Per dire, Aigor a vederlo ha la gobba, ora a destra ora a sinistra. ma quando il dottor Frankestein gli dice: “Sono un chirurgo, te la posso togliere”, ottiene come risposta un “quale gobba?”. Strepitoso Peter Boyle, l’attore che fa la creatura, purtroppo morto nel 2006. Nel prossimo “Frankenstein” diretto da Guillermo Del Toro la creatura sarà Jacob Elordi – a novembre su Netflix. L’altro titolo della magica accoppiata è “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”, sempre con il fantastico Gene Wilder. Ambientato nel 1874, con svariati anacronismi. Il procuratore Hedley Lamarr – furioso perché lo chiamano Hedy Lamarr, come l’attrice che diede il suo contributo da scienziata nella Seconda Guerra Mondiale, e prima nuotava nuda nel film cecoslovacco “Estasi” – vuole speculare comprando i terreni dove passerà la ferrovia. Gli abitanti del villaggio chiedono protezione, e lui nomina uno sceriffo nero. Cavalca vestito Gucci da capo a piedi, firmate anche le sacche appese alla sella. Quando si mette male, si punta la pistola alla tempia e urla: “Zitti o uccido il negro!”.

Così funziona. Con la sbiancata politicamente corretta, l’effetto è misero. E lo stesso vale per la gobba “mobile”. Povero Mel Brooks, non poteva sapere. Neppure che avrebbe fatto uno spot per invitare le perone a vaccinarsi, durante il Covid. Sposò in seconde nozze la strepitosa Anne Bancroft, altro gran talento comico. E non solo, il comico è più difficile, il resto si impara: la precisione dei tempi nella comicità, sennò la battuta si ammoscia – non è richiesta da nessun altro tipo di recitazione. Sono pochi dettagli. Il resto – ed è davvero tantissimo, Mel Brooks faceva ridere i commilitoni durante la Seconda Guerra Mondiale – lo trovate in “Tutto su di me!” (La Nave di Teseo). Guest star: Woody Allen, Carl Reiner, Neil Simon.

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