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Gualazzi: "Felice di suonare per questa terra"

Gualazzi: "Felice di suonare per questa terra"

Il cantautore e pianista Raphael Gualazzi è protagonista del secondo appuntamento di ‘Romagna in Fiore’, domani alle 16 a Traversara, frazione di Bagnacavallo, fra le località più duramente colpite dall’esondazione del Lamone a settembre. Alla Torre, probabilmente eretta nel 1371 come presidio fortificato nelle lotte tra guelfi e ghibellini e più tardi villa nobiliare, si esibirà l’artista poliedrico dall’anima jazz e capace di ‘flirtare’ tanto con l’hip hop quanto con il ragtime, infondendo l’ondeggiante calore dello swing nelle ‘turbolenze’ che imperversano alla radio. Per l’occasione Gualazzi suonerà in quintetto con Anders Ulrich al contrabbasso, Luigi Faggi alla tromba, Michele ‘Mecco’ Guidi all’organo hammond e tastiera, Gianluca Nanni alla batteria.

Gualazzi, la data è doppiamente importante, perché rappresenta anche la tappa inaugurale del suo nuovo tour. Emozionato? "Molto. Non c’è miglior maniera di aprire un nuovo percorso artistico se non celebrando, attraverso la musica, la forza e l’umiltà di persone che hanno vissuto la tragedia dell’alluvione e hanno saputo risollevarsi. Per me è un onore suonare e declinare la socialità e la spiritualità in un contesto eco e green nel rispetto dei patrimoni più belli che abbiamo non solo a livello umano, ma anche ambientale".

Lei ha anche un legame affettivo con il territorio? "Sì, e mi piace ricordarlo. Una parte della mia famiglia è di origine romagnola, così come metà dei miei musicisti".

Con il suo quintetto, cosa proporrà al pubblico? "Anzitutto un repertorio di ispirazione afro-americana, con brani reggae, altri più soul e altri ancora jazz old style. Non mancheranno inoltre celebrazioni di arie d’opera in trio o pezzi famosi del mio passato e altri meno conosciuti, ma anche hanno delineato la mia estetica. E ancora musiche da cinema scritte da maestri italiani, e qualche mio brano realizzato per Pupi Avati e divertissement. Saranno dunque presenti molte sonorità, vari mondi musicali, nessuno potrà annoiarsi".

Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi alla musica e cosa rappresenta oggi per lei? "La musica è un modo di esprimere le mie emozioni, la via più facile per un timido come me di interagire con le persone. Per me ora è una necessità quasi fisiologica, è il livello di felicità più grande. A volte mi chiedo cosa potrei fare se non fossi diventato un musicista, ma non so mai cosa rispondere".

Da ora e per tutta l’estate sarà impegnato in un lungo tour italiano che prevede tre diversi progetti live: oltre che con il suo quintetto, in pianoforte solo e con orchestra. Quali differenze? "Ho deciso di concedermi diverse possibilità espressive. Il progetto col quintetto che porto in Romagna esalta la dimensione jazz e soul anche vocale. Quando suono con l’orchestra invece valorizzo di più brani del mio repertorio melodico classico con riferimenti sinfonici. Fra l’altro, Stefano Nanni ha saputo arrangiare l’orchestra in modo incredibile. In pianoforte solo, infine, è una specie di racconto della mia esperienza musicale e delle mie ispirazioni, la dimensione che lascia più spazio a una certa estemporaneità".

Lei ha partecipato diverse volte al Festival di Sanremo. Come lo valuta? Le piacerebbe tornarci? "È il festival della canzone italiana, un simbolo nel mondo. L’evento in cui ricercare le canzoni che più toccano il cuore o, viceversa, che più stupiscono per originalità. In questi anni, il Festival ha riservato bellissime esperienze, ma anche qualcuna brutta, ed è sempre stato una sorta di ’resa dei conti’ annuale della musica. Molto dipende dalla direzione artistica. Per natura non sono mai per chiudere le porte alle possibilità, perché la musica è qualcosa di dinamico e non escludo di poter tornare in un contesto opportuno per il mio tipo di proposta".

İl Resto Del Carlino

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