Splendori longobardi. I segreti dei giganti le spade e i gioielli


L’archeologa Silvia Lusuardi Siena sabato svelerà al pubblico i misteri dei Longobardi
La grandiosa campagna di scavi a metà anni ’70, una seconda tranche nel nuovo millennio e ora il primo festival di Trezzo “Splendori longobardi“ dedicato ai conquistatori che qui hanno lasciato un segno indelebile. L’archeologa Silvia Lusuardi Siena, protagonista di scoperte scientifiche che hanno fatto della città uno dei primi siti di studio in Europa della popolazione germanica – un’eccellenza che sfugge ai più – sabato racconterà al pubblico l’avventura sul campo (alle 17 nel parco della Rocca Viscontea). Un fine settimana tra falconieri (domenica dalle 14.30 alle 18.30 al Castello) e laboratori per avvicinarsi a questi antenati di cui spesso si ignora l’esistenza: ci sarà un laboratorio di gioielli longobardi (domenica in piazza Libertà dalle 16 alle 20) e la caccia al tesoro longobarda(domenica alle 16 nel parco di Villa Crivelli), un percorso culturale alla scoperta degli avi. In programma la visita guidata con Pro loco al Museo longobardo del Castello (sabato dopo la conferenza di Silvia Lusuardi Siena), ad accogliere i visitatori, Rodchis, il Gigante, alto più di due metri, castano con la barba. Uno dei dignitari venuto alla luce dopo 14 secoli di “sonno“ grazie agli archeologi della Soprintendenza. Gli studi scoprirono cinque tombe del clan regale, la loro presenza trova riscontro nell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono che parla di una battaglia di Coronate - la confinante Cornate d’Adda - nel 698.
Un incontro a tu per tu con la storia che in città ha scritto una pagina importante come raccontano la spedizione che nel 1976 fece riemergere dalla terra la piccola necropoli maschile di alti dignitari. Gli esperti hanno ricostruito l’identikit del più famoso dei cinque maggiorenti. La famiglia fu ritrovata durante la costruzione di un condominio in via Rocca, il corredo funerario non lasciò dubbi sul fatto che il Gigante e i suoi compagni fossero personaggi di rango, gastaldi, incaricati di gestire l’Italia. Così raccontano le croci d’oro, le cinture ageminate, il puntale reliquiario, brandelli di tessuto con i bordi in broccato d’oro, spade damascate, scramasax, specie di daga, gli speroni in ferro placcati in argento. Negli anni ’90 a Cascina San Martino è stato riportato alla luce un nucleo funerario forse riconducibile ai “Signori degli anelli“, tre in oro massiccio erano stati rivenuti nel primo scavo. Le sepolture più prestigiose furono cristianizzate con la costruzione di un oratorio. Fuori dall’ abitato è stato scoperto il vicus Salianensis con chiesa di San Michele. E nel giardino il coperchio di uno dei sarcofagi dei dignitari.
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