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Gli anonimi ai confini dell'Europa

Gli anonimi ai confini dell'Europa

Il titolo dell'opera di Paula Blanco Barnés corrisponde alla formula latina Nomen nescio, utilizzata per indicare le persone di cui non si conosce il nome o la cui identità non può essere determinata. La lettera N viene utilizzata in ambito politico e giuridico per proteggere l'identità di una vittima. Sulle tombe dei rifugiati non identificati che hanno perso la vita nel tentativo di entrare nell'UE, c'è una targa con due N: NN. Sono i nomen nescio, i senza nome.

Tre storie strazianti che rendono omaggio alla vita di Son Chawa, Zala e Olena

Blanco ha svolto un lavoro di ricerca tra il 2021 e il 2025, viaggiando in Polonia, e ora La Gleva ospita questo spettacolo residente presso la Fabra i Coats di Barcellona, ​​il Teatre Nu e il Nau Ivanow. L'autrice ridisegna, o meglio sfuma, i confini orientali dell'Europa attraverso tre donne a cui dà un nome. Lei è Chawa, una rifugiata dalle guerre cecene; Zala, la prima poliziotta pashtun dell'Afghanistan; e Olena, un'ucraina del Donbass che ha deciso di abbandonare la sua carriera artistica per arruolarsi nell'esercito ucraino.

Tre storie strazianti che, con la complicità di Susanna Barranco, ricordano e rendono omaggio a queste vite. Mentre studiava teatro, Blanco andò in Polonia come studentessa Erasmus, dove iniziò a studiare filologia slava. È tornato spesso e in questo andirivieni ha raccolto molte storie che ora ha condensato in queste tre, che racconta in prima persona e che dimostrano che noi europei viviamo in una specie di capsula che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Un teatro documentario onesto per riflettere sui nostri privilegi.

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