Libri, “Meglio l’Arte del Prozac”: presentazione a Roma con l’autrice Lorella Pagnucco Salvemini

Si è tenuta ieri a Roma presso la Caffetteria del Palazzo delle Esposizioni la presentazione del libro di Lorella Pagnucco Salvemini dal titolo Meglio l’Arte del Prozac. Alla presentazione, insieme all’Autrice, Marco Bussagli e il Senatore Giuseppe Scalera. La sala era gremita e gli interventi sono stati brillanti. Giuseppe Scalera ha sottolineato il coraggio dell’Autrice che, lontana dalle logiche di mercato, ha restituito un’immagine veritiera dell’Arte contemporanea con tutte le sue contraddizioni. Marco Bussagli, invece, ha voluto porre l’accento sulla capacità letteraria dell’Autrice, sul suo linguaggio raffinato e schietto insieme, oltre che sull’acume della lettura critica che trova difficilmente riscontro altrove, senza pregiudizi o compiacimenti. Il libro è la raccolta di diverse decine di articoli che coprono l’intera carriera della Autrice, critica militante fin dai tempi di Arte In, rivista storica in Italia, fondata dal marito, Giancarlo Calcagni, e da lei diretta per molto tempo, fino alla scomparsa del consorte. Il libro non è, ovviamente, un prontuario farmaceutico che prescrive dosi di Michelangelo o di Raffaello, di Monet o di Canova secondo le esigenze del paziente, per migliorarne la qualità della vita. Il titolo prende lo spunto da uno degli articoli pubblicati nella raccolta che restituiva le chiare evidenze cliniche della N.T.N.U. la Norwegian University of Science and Technology di Trondheim secondo cui la frequentazione delle Opere d’Arte, con massicce dosi di bellezza, favorisce il riequilibrio dello stato d’animo. Al contrario, il libro è un prezioso prontuario per la conoscenza del significato e del valore dell’Arte (non solo visiva, ma pure letteraria) nella società odierna, secondo l’intelligente punto di vista dell’Autrice. Strutturato in capitoli declinati in paragrafi che corrispondono ai singoli articoli, il testo mette in successione Amori per sempre, L’800 in testa, ‘900 va’ a capire, Oddio. Il contemporaneo, Oggi va così e Venetia Triumphans i cui titoli sono di per sé programmatici della visione critica di Lorella Pagnucco Salvemini.
Il punto di partenza, Amori per sempre, costituisce lo ‘zoccolo duro’ di quei valori inalienabili su cui si può costruire tutto il resto. Il libro si apre, infatti, con un omaggio a Marguerite Yourcenar e alle sue Memorie di Adriano. Un’occasione che offre la possibilità di riflettere tanto sulla grandezza della scrittrice belga (che si occupò del personaggio per aver letto una frase di Flaubert che individuava nell’epoca di Adriano, quel momento magico e irripetibile fra l’Antichità ancora fiorente e il nascente Cristianesimo) quanto sulla figura dell’imperatore e sul suo celebre epigramma dedicato alla poetica dipartita dell’anima dal corpo (Animula vagula blandula / hospes comesque corporis / quae nunc adibis in loca / pallidula rigida nudula / nec ut soles dabit iocos, ossia: «O animuccia smarrita e dolce / ospite e compagna del corpo / che ora partirai verso luoghi / pallidi freddi e spogli / né come di consueto giocherai più [con me]») che può considerarsi, proprio perché poesia, il manifesto del valore dell’arte, unico vero sberleffo alla morte. Lorella Pagnucco Salvemini, poi, scrive la sua dichiarazione d’amore ad Alda Merini, ma, subito dopo, non facendocela più a trattenersi, lei – Storica dell’Arte – si abbandona all’omaggio nei confronti di Caravaggio, Rubens e Velázquez.
Il capitolo si conclude con un ricordo personale che è un’altra dichiarazione d’amore – questa volta professionale – a Cesare De Michelis, patron della Marsilio Editore per molto tempo, nonché Intellettuale, Saggista, Docente universitario e – non ultimo – amico e, per certi versi, pigmalione dell’Autrice. Il secondo capitolo, come si è detto, è dedicato all’Ottocento perché, come ha rivelato l’Autrice, la frequentazione con quel secolo è passata attraverso i racconti della nonna e, quindi, è come se lei avesse avuto esperienza diretta di quel mondo da cui è rimasta affascinata come dimostra l’omaggio a Boldini, Hayez, Silvestro Lega e Zandomeneghi che ne rappresentano altrettante declinazioni: dallo sfarzo della Belle époque, alla monumentalità classica e magica della Pittura, fino all’intimità apparentemente provinciale del piccolo mondo antico e agli sfarzi della Ville lumière.
Stride con questa armonica visione di un’età lontana, la riflessione sulle contraddizioni dell’Arte contemporanea, sottolineate con implacabile ironia e in punta di penna, come quando l’Autrice si diverte all’idea che una Scultura come Him (Hitler in preghiera) di Maurizio Cattelan sia stato acquistato dal magnate e collezionista Enrich Marx, come dice lei, dal cognome troppo ingombrante. Né può trattenersi dal notare quanto sia evidente il kitsch che pervade un’opera come il Pluto and Proserpina di Jeff Koons esposto senza troppo riguardo per i capolavori da secoli presenti, in Piazza della Signoria a Firenze. Non si possono qui riproporre tutte le spigolature e le sapide annotazioni dell’Autrice, ma certo l’accostamento fra la Venere di Botticelli e Chiara Ferragni che le posa accanto per la gioia delle sue schiere di followers, non senza un intento – neppure troppo velato – d’instaurare un’analogia, lascia spazio a varie considerazioni sul nostro tempo. La rassegna si conclude con un’ironica Venetia Triumphans che prende in considerazione le Mostre della celeberrima Biennale di Venezia dal 1993 al 2024, non salvandone (a ragione) praticamente nessuna. Per fortuna che, come Artista, esposi alla Biennale di Venezia del 1986, quella splendida su Arte e alchimia, curata da Maurizio Calvesi, così … mi sono salvato.
İl Denaro