L'erotismo visto attraverso gli occhi delle donne

Uscito nel 1974, due anni dopo che Gola profonda e Dietro la porta verde avevano aperto la strada al cinema erotico di prestigio negli Stati Uniti, il film francese Emmanuelle divenne il più grande fenomeno del genere.
Tratto dal romanzo del 1967 di Emmanuelle Arsan, il film ha generato decine di sequel e copie nei decenni successivi e ha consacrato l'attrice olandese Sylvia Kristel come un'icona pop: è apparsa in 11 titoli della saga.
Tuttavia, pur essendo una pietra miliare nella rappresentazione della libertà sessuale, il film diretto da Just Jaeckin è permeato dagli stereotipi colonialisti dei paesi asiatici e dall'esplorazione del piacere femminile sotto la mediazione di figure maschili.
La nuova Emmanuelle, attualmente in programmazione in Brasile, celebra il 50° anniversario dell'originale con l'ambizione di riproporre il personaggio da una prospettiva più consapevole. Diretta da Audrey Diwan, vincitrice del Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia per E venne il giorno (2021), la pellicola, co-sceneggiata con Rebecca Zlotowski, esplora l'intimo della protagonista e confuta l'estetica dell'erotismo coloniale, tema ricorrente nei film del passato.
La reinterpretazione emozionale di Audrey Diwan si concentra su un corpo libero e pieno di desiderio che vaga tra gli edifici e i luoghi di Hong Kong. Questo corpo – il cui vuoto soggettivo il film sceglie di non esplorare in profondità – è interpretato da Noémie Merlant, attrice di Ritratto della giovane in fiamme (2019), pietra miliare nelle narrazioni sul desiderio guidato da sguardi non maschili.
Sebbene si concentri sulle peregrinazioni di una donna adulta e indipendente, il nuovo Emmanuelle si concentra sull'insistenza della protagonista nel sedurre Kei (Will Sharpe), un uomo misterioso che ammette di non provare alcun desiderio sessuale. A un certo punto, accetta di fare sesso con uno sconosciuto, mentre Kei osserva e impartisce ordini. Il suo orgasmo arriva solo quando lui assume il ruolo di conduttore indiretto.
La sequenza potrebbe essere sia l'illustrazione di un feticismo, come in Babygirl (2024), sia un ritorno alla logica della mediazione maschile sul piacere femminile. È chiaro che Emmanuelle abbraccia la contraddizione tra trasgressione e conformismo, ma ciò non impedisce alla sorveglianza maschile di persistere, sebbene filmata da una prospettiva diversa.
Forse questo fatto, unito alla freddezza con cui il regista dirige il film, spiega un certo disinteresse che ha circondato Emmanuelle fin dalle sue prime proiezioni l'anno scorso. Anche l'uscita tardiva in Brasile, quasi un anno dopo quella in Francia, la dice lunga. •
Pubblicato nel numero 1371 di CartaCapital , il 23 luglio 2025.
Questo testo appare nell'edizione cartacea di CartaCapital con il titolo "L'erotismo visto attraverso gli occhi delle donne"
CartaCapital